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lunedì 17 novembre 2014

L'ITALIA DEI CHIAGNI E FOTTI di Carlo Felici







L'ITALIA DEI CHIAGNI E FOTTI
di Carlo Felici





In questo scorcio di autunno, il freddo pungente ancora non arriva, il retaggio è quello di una stagione umida che già dall'estate non ci ha abbandonato mai, causando disastri come la mosca che aggredisce le olive e da cui pare non abbiamo ancora imparato a difenderci adeguatamente, tanto che ha già massacrato circa un terzo della nostra produzione. Quando impareremo che questione ecologica e questione sociale sono oggi indissolubili?
Purtroppo con ricorrenza ciclica anche gli alluvioni continuano ad imperversare, specialmente nell'alto Tirreno, la zona in cui si scontrano più facilmente e repentinamente le correnti di aria calda africana con quelle di aria fredda del nord d'Europa dissestando senza pietà un territorio già devastato da decenni di incuria e condoni
Ma il clima meteorologico forse qui da noi riflette sempre di più anche quello umano, che si sta surriscaldando in maniera esponenziale, tanto che c'è da augurarsi che non arrivi anche il peggio con i suoi morti.
Operai in sciopero da mesi presi a manganellate, piazze in cui la rabbia cresce incontrollata, un sindacato che va allo sciopero generale finalmente conscio fino in fondo che non ci sono “governi amici” e altri che ingialliscono miseramente inseguendo litanie di strategie alternative all'unico elemento di vera protesta che si ha nei paesi democratici: l'astensione dal lavoro.


Ma se poi, in fondo, avessero ragione?
Cosa ha ottenuto la Grecia con una campagna di scioperi quasi ad oltranza e con mobilitazioni quasi quotidiane? La crescita di un modesto 1,4%, quando la sua economia ha perso negli ultimi anni il 25% delle sue potenzialità, con chiusure di accademie, università e persino ospedali. Con la recrudescenza della malattie infantili e la gente che oramai disbosca un patrimonio boschivo già misero, per riscaldarsi
Come se ne esce? Forse solo con le insurrezioni almeno se continuiamo a credere che siano necessarie ogni volta che i diritti elementari dei popoli sono calpestati o che valgano non solo per voler a tutti costi aderire ad una comunità dove questo avviene sempre di più, solo quando c'è qualcuno che paga per farle. O pensiamo forse che l'UE sia intoccabile, solo perché dice di aver posto fine a secoli di guerre fratricide, sostituendo ad esse la guerra permanente dei ricchi contro i poveri, fino al punto da spingerli ad eliminarsi da soli?
Sarà questo anche il nostro destino, dato che dalla recessione sembra che non ci spostiamo più?
E' il periodo per l'Italia forse tra i peggiori, non solo dall'inizio della Repubblica, ma persino dalla sua Unità.
E non c'è nemmeno verso di credere che se ne possa uscire tanto facilmente. Chi oggi è al governo, infatti, sebbene assediato come se non più che gli ultimi superstiti di Fort Apache, sta lì convinto di durare perché sa che nessuno gli staccherà la spina. Sa che il popolo è ricattato da una entità ormai metafisica chiamata spread, che aleggia su di noi peggio delle Erinni, e sa che i suoi fedelissimi uniti ai millantatori sparsi un po' ovunque a destra e a sinistra, una volta caduto il loro referente, non ne avranno altri da mandare avanti.
E allora avanti, costi quel che costi...manganellate, scioperi, manifestazioni, proteste e chi più ne ha più ne metta. Renzi è convinto ormai di essere invulnerabile.
E lo è soprattutto per colpa dei suoi “chiagni e fotti”, la peggiore genia che oggi si trova ad inquinare il panorama politico italiano.
Scrive Antonio Caporale: “«Del resto [noi italiani, n.d.r.] siamo maestri nell'arte del «chiagni e fotti», e cioè del lamentarsi perché tutto va male, fino a che non si può trarre dal marcio quel che serve a ciascuno; del piangere miseria collettiva, mentre si persegue l'interesse individuale»
La simbologia più potente del chiagni e fotti resta quella espressa dalle "lacrime" della Fornero, di cui anche cipolle che aveva in tasca sono tuttora schifate.
Ma quale altra dimostrazione vogliamo di tutto ciò se non quella palese che ci dà la cosiddetta sinistra della maggioranza relativa di governo?
La più critica, la più caustica, la più corrosiva, e ben più della benevola quanto inconsistente opposizione nazarena, verso il nostro premier, e però, la più solerte, la più immediata, la più responsabile nell'attribuirgli immancabilmente e sempre la sua fiducia.
Quella che affolla le riunioni, le interviste, le assemblee associative di una sinistra del tutto impotente ed inesistente, e che non fa altro che blaterare di cambi di inversioni, di tendenze innovative, di ristrutturazioni, di “momenti di passaggio”..per poi restare a guardare lo sfacelo sociale in corso per mancanza di politiche industriali, per il completo rinnegamento del metodo concertativo, per il perdurare di livelli di corruzione tanto endemici quanto stratosferici, senza battere ciglio...ma continuando comunque a battere cassa.
E' la peggiore di tutte e di tutti, perché ancora illude il malcapitato e residuale elettore che si possa invertire una tendenza oligarchica maggioritaria, quella che ormai il capo del governo ha consolidato, legando le sorti di tutti quelli che gli danno la fiducia alle sue.
Se cade infatti Sanson (con palese allusione al gelato) cadono pure tutti i suoi filistei.
E allora, per favore, abbiate la compiacenza di non invitarmi a riunioni in cui si parli di Socialismo con i “chiagni e fotti”. Questa nobile parola lasciate che mi evochi ancora lontane melodie romantiche, di eroi della democrazia, che magari sfidavano a duello i loro avversari piuttosto che soccombere alle loro menzogne e, pur rimettendoci la pelle, lasciavano in eredità ai posteri i loro discorsi come i migliori sermoni della religione dell'impegno civile.
"il trasformismo è decadimento…sfacelo morale…il parlamentarismo trasformato in scuola di particolarismo gretto, di egoismi, di scoraggianti incoerenze, di più scoraggianti audacie, di piccoli intrighi, di piccole astuzie, di una politica piccina, in una manipolazione faticosa di caratteri e di coscienze, in una senile abilità del comporre giorno per giorno le maggioranze"
Lo diceva Felice Cavallotti più di cento anni fa, quando questo cancro della nostra democrazia era agli inizi, ricordiamolo oggi che ormai è diventato metastasi.
E facciamola finita una volta per tutte con il lasciarci abbindolare dai falsi personaggi parolai di sinistra o di destra, dagli affabulatori sovranisti che magari fino a ieri erano vice segretari della presidenza del consiglio dei governi oggi ridottisi ad oppositori nazarenati.
C'è solo un comico, oggi, che continua a far bene il suo mestiere e che resta in piedi senza reverenza alcuna, anche nella sede della mafia continentale in cui salvare una banca conviene di più che salvare un paese, salvo poi dire quando striscia prostrato:..eppur cresce ancora! C'è solo uno che riesce a far ridere e piangere allo stesso tempo, con l'arte dei grandi poeti e drammaturghi, e costui non è in alcun Parlamento né in alcun Senato a prepararsi per il solito vitalizio dorato. Ebbene, non è la panacea, forse di politica non capisce un cazzo, però meno male che c'è, altrimenti il nostro dramma sarebbe molto più cupo e non solo per i pochi che ancora vogliono disperatamente sperare ma..anche agli occhi di tanti altri europei che ci commiserano ormai da tempo.

I sinistrati del chiagni e fotti pare lo abbiano capito e adesso sembra che vogliano ricompattarsi all'ombra del sovranismo populista. Dopo avere invano rincorso Tsipras, adesso sembrano rincorrere Salvini che sta creando ad arte anche la Lega dei Terroni (ovviamente da lui chiamata lega del popolo) e Grillo.
Il sovranismo basato sull'uscita dall'euro, senza se e senza ma, non è però la soluzione ma l'ulteriore problema.

Perché se anche fosse messa in atto una misura del genere, assisteremmo immediatamente ad un balzo inflattivo vertiginoso di una moneta debole ed incapace di sostenere lo sforzo adeguato soprattutto per l'acquisto di materie prime. Inoltre, i ceti più abbienti capitalizzarebbero la moneta forte, portandola in banche di stati in cui viene usata, o investendola in titoli di moneta forte, e spenderebbero gli interessi con cambio in moneta debole sempre più vantaggioso.

La conseguenza per il popolo costretto, nella maggior parte dei casi, all'uso della moneta sempre più debole, sarebbe solo una spirale inflattiva tale da portare moltissimi a non avere nemmeno più lo stretto indispensabile e a svendere tutto quello che già posseggono per farlo acquistare a chi ha moneta forte da far valere sul mercato.

Una autentica politica socialista, invece, parte dal presupposto che, per risanare il bilancio dello Stato e rilanciare l'economia restano necessari alcuni passaggi essenziali. Rinnovamento e cambio di indirizzo nella compagine governativa, denuncia o comunque forzatura (la Germania lo ha fatto più volte) dei parametri restrittivi della moneta, lotta senza quartiere alla corruzione, alla collusione e alla malversazione, così come all'evasione fiscale, e, solo dopo avere assicurato un quadro politico più sano, una imposta sui grandi patrimoni finanziari e immobiliari, abbassando contemporaneamente le tasse sul consumo (IVA) e sui beni di prima necessità, come i servizi essenziali e la casa di abitazione. Detassare chi produce in Italia ed aumentare la tassazione sui prodotti delocalizzati, incentivando fiscalmente le aziende che assumono i giovani.

In mancanza di tali misure, non serve cambiare moneta, una classe politica inefficiente, scialacquona e corrotta non cambierebbe infatti sistema di governo, usando una moneta debole, ma utilizzerebbe la spirale inflattiva per consolidare il suo potere. Oggi il giochetto di esportare in maniera competitiva grazie alla svalutazione della moneta non vale più. Il mercato si è infatti ulteriormente globalizzato e la concorrenza rispetto agli anni 80 è maggiore. Solo un rinnovamento che punti sulla qualità dei prodotti e sul rilancio della nostra identità produttiva, può consentire all'Italia di reggere il confronto con altri paesi emergenti.

Patriottismo, trasparenza, parsimonia ed efficienza amministrativa, valorizzazione dei beni ambientali e culturali (miniera a cielo aperto dell'Italia) tutela dei redditi e delle pensioni, concertazione salariale, incentivi mirati all'incremento della produttività, per interi gruppi produttivi e non per i singoli individui, anche sfidando i parametri restrittivi europei, possono rimettere in sesto questo Paese. E tutto questo può avvenire solo all'insegna di un grande progetto Socialista. Grillo probabilmente non lo capirà mai, perché la parola socialista gli ha fatto sempre venire l'orticaria, dai tempi in cui i socialisti italiani lui li mandava in Cina a forza di barzellette.

Forse dovrebbe leggersi di meno i suoi copioni e di più i libri di storia e vedere che la storia dei socialisti è dai tempi di Giolitti a quelli dell'ultimo premier che lui sbeffeggiava, legata alla crescita del nostro paese e non alla sua decadenza.
Grillo vuol fare un referendum contro l'euro, e raccoglierà le firme per una riforma costituzionale, ma deve mettersi bene in testa che se prima non avrà spazzato via una intera classe politica di corrotti e corruttori fino al midollo, passare dall'euro alla lira sarà solo come mettere il carro davanti ai buoi e spingerlo con tutti i soliti e grassi noti accomodati sopra, contro gli stessi buoi cornuti e mazziati, fino a spezzar loro anche le corna oltre alla schiena.
Quindi la situazione oggi è tale che la sinistra è desertificata e col piattino in mano. Il partito di governo brandisce il manganello contro gli operai, mentre di nascosto la sua coscienza infelice continua imperterrita il suo chiagni e fotti. E noi, sempre più commiserati e fottuti, cosa aspettiamo ad unirci e a creare l'unica vera alternativa democratica necessaria a questo Paese? Direi di sbrigarci.
Possibilmente senza aspettare che la dicotomia destra e sinistra si trasformi in quella tra grillini e grullini.



14 novembre 2014






La vignetta è del Maestro Mauro Biani







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